lunedì 10 dicembre 2007

Il potere e noi

Il Potere e noi

Ho provato molte volte a spiegare ai nostri lettori perché con la nostra Associazione non siamo riusciti, pur avendone la massima volontà, a presentarci in forma organizzata sulla scena politica e porre così finalmente le basi per tentare di salvare gli Italiani dalla estinzione, estinzione fisica e di conseguenza culturale. Spinta da molte lettere, delle quali potete leggere qui accanto l’ultima in ordine tempo, ma non ultima nella sua chiarissima forza e nello schiaffone che mi ha dato, cercherò di riassumere sia le cose già dette, sia quelle che forse ho dato per sottintese e che invece necessitano di una spiegazione più esplicita da parte mia. Lo faccio (spero che almeno per coloro che mi seguono da più tempo questo sia facile da capire) per sentirmi dire da voi di non rinunciare; perché attendo che qualcuno trovi delle soluzioni al problema e me le suggerisca; insomma io mi presento oggi a voi come un malato di una malattia inguaribile e che tuttavia si aspetta sempre che la diagnosi sia sbagliata.Le motivazioni concrete più evidenti sono quelle che ho già fatto notare numerose volte: per organizzarsi occorrono molti soldi. Come abbiamo visto, con i capitali di Berlusconi un Partito nuovo si fa in tre giorni. Noi non ne abbiamo, e in tutti gli anni che sono passati da quando si è formata l’Associazione degli Italiani Liberi, i capitali non sono arrivati. Tuttavia io sono convinta che il motivo per il quale è quasi impossibile oggi muoversi in una qualsiasi direzione che diverga da quelle previste dalla società e dai politici, si fondi su un “ insieme” di fattori, voluti e non voluti, che hanno creato l’enorme distesa di sabbie mobili nella quale stiamo sprofondando.Ne elenco qualcuno.Il primo: il sistema politico chiamato “democrazia” è superato. Logoro, inadatto alla società contemporanea, brutalmente ingiusto, sfruttato dai detentori del potere in quanto nessuno osa metterlo in dubbio. Di fatto, però, tutti sappiamo che non è vero che i cittadini hanno il potere. Guardate a ciò che è successo in questi giorni: hanno scioperato tutti, proprio tutti, anche quelli, come i Vigili del fuoco e la Polizia, che non avevamo mai pensato che potessero scioperare, eppure non è cambiato nulla. Lo sciopero, infatti, unica arma “democratica”, è un’arma contro noi stessi, un’arma con la quale imponiamo sofferenze e crudeltà inaudite ai nostri stessi fratelli ( basti pensare allo sciopero totale dei trasporti o a quello della sanità), ma di per sé serve soltanto se i politici si degnano benignamente di prenderlo in considerazione. La sproporzione fra la violenza e il danno per tutta la collettività che si sprigiona da uno sciopero e i risultati che se ne ricavano, ne dimostra l’assoluta irrazionalità. Viene adoperato esclusivamente perché con esso fingiamo di vivere bene in una democrazia.Il secondo: il potere politico ha inaugurato la dittatura finanziaria, sotto le vesti della democrazia, e ha fatto suo il marxismo impadronendosi del corpo e dell’anima dei sudditi: il sistema sanitario di Stato, la scuola di Stato, il finanziamento di Stato di tutte le religioni, di tutti i Partiti, di tutti i giornali.Nel frattempo, nell’incapacità di capire e di controllare i cambiamenti in atto della vita biologica e sociale, ha preparato la più grande delle dittature con l’unione europea e la morte delle Nazioni. Nessun popolo può sopravvivere privo del proprio nome, della propria identità, della propria storia, della propria lingua… Nei prossimi giorni sarà firmato dai governi, senza nessun referendum, il nuovo trattato costituzionale europeo ed entreranno nell’unione altri nove Stati. Il silenzio quasi assoluto dei politici e dei giornalisti è la prova che sanno bene che tutto questo è contro di noi. Il tradimento dei giornalisti è forse uno dei fattori più gravi dell’abisso nel quale stiamo per sprofondare. Berlusconi ha detto che il nuovo partito somiglierà al “ partito popolare europeo”. Non una parola di più. Non una parola sull’Europa. Non una parola sulla prossima invasione dell’Italia da parte dei nuovi Stati. Sarebbe sufficiente sospendere il trattato di Schengen, come hanno già fatto, del resto, Francia, Spagna, Inghilterra. Ma nessun popolo è governato da traditori tanto quanto il popolo italiano.Cosa possiamo fare noi? Io avevo preparato per il Partito degli Italiani un programma che partiva proprio da queste riflessioni, con una proposta di cambiamento della struttura del potere e di tutte le forme obbligatorie di affidamento allo Stato; la chiusura dei confini a tutti gli stranieri; il ripristino di norme giuridiche che assicurino solo e prima di tutto la Giustizia; la consegna della libertà e della responsabilità ad ogni singolo individuo nello scegliere secondo le proprie attitudini il suo modo di vita e il suo ruolo nella famiglia e nella società; la salvaguardia e lo sviluppo dell’intelligenza italiana in tutti i campi del sapere, dell’arte, della musica, della scienza. E, ovviamente, affidare all’Italia il compito di influire politicamente sugli altri Stati d’Europa per cambiare gradualmente lo statuto del progetto d’unione in quanto tutti i governanti sanno che è impossibile da realizzare se non con la dittatura finanziaria e il primato della Germania.Mi fermo qui. E aspetto i suggerimenti, le proposte, i rimproveri dei lettori.
(Ida Magli)

martedì 4 dicembre 2007

Chi tocca i fili muore!

Chi tocca i fili muore!

I fili manovrati dal partito amerikano, dalla casta cosiddetta rossa, dal partito dei giudici. Clementina Forleo ne era ben consapevole e però, in totale solitudine, ha continuato a lottare e non si è arresa. Ed oggi il CSM la condannerà al trasferimento "per incompatibilità" ad altra sede e probabilmente ad altra funzione.
Porca puttana! Ieri la Vacca (absit...), membro laico in quota al Pdci, ha anticipato e manovrato la decisione sostenendo tra l'altro che dire "ho fatto il nome di D'Alema e per questo mi perseguitano" non è un sillogismo che può valere. "Questa non è una magistratura seria, e questi comportamenti sono devastanti. I magistrati devono fare le inchieste e non gli eroi". Vorremmo ricordare a tal proposito i tanti, troppi magistrati che protetti dall'ineffabile Luciano Violante giocavano a fare gli eroi e a soggiogare mediaticamente la cosiddetta opinione pubblica...Ma tant'è. Una condanna annunciata, peraltro, dal Pg della Cassazione Mario Delli Priscoli, l'ermellino che a dire di Ferdinando Imposimato avrebbe subito delle pressioni dall'alto per fottere la Forleo che aveva osato persino tirare in ballo il Pg di Milano Mario Blandini, sostenendo che costui le avrebbe riferito di una telefonata in Procura di D'Alema, preoccupato dai giudizi poco lusingleri espressi dal gip ambrosiano sui suoi compagni di partito.
Ma naturalmente Blandini ha smentito e Imposimato ha rettificato. L’ex eroico magistrato (da noi ricordato per avere, da Gi, chiesto il rivio a giudizio di Domenico Papalia, da lui ritenuto innocente, tanto da affidarlo al dibattimento processuale per vederlo assolto e che invece venne condannato all'ergastolo!) avrebbe precisato al CSM che fu la Forleo a sollecitare l'incontro e che lui le avrebbe prospettato soltanto delle ipotesi.
Sì, viviamo proprio il tempo della congiunzione di Giuda con Caino.
Comunque onore alla Forleo, entrata nel mirino della repressione da quando osò mandare assolti alcuni islamici accusati di terrorismo e da lei ritenuti invece dei patrioti in lotta contro l'invasore Usa/Israel.
(Paolo Signorelli)

venerdì 16 novembre 2007

Israele: prove di guerra

Israele: prove di guerra

Quando, intorno a Febbraio Marzo, Mosca avrà completato l’invio di 50 batterie di Pantsyr S1E a Bashir Al Assad, Damasco avrà a disposizione un altro sistema missilistico a breve raggio per scoraggiare Israele dal violare lo spazio territoriale della Siria o, peggio, di portare un’altra guerra aerea sul Paese a cui ha strappato con la forza nel ’67 le Alture del Golan decretandone poi l’annessione con un provvedimento legislativo della Knessett.Sistema d’arma esclusivamente di difesa, una batteria di Pantsyr è composta da 6 piattaforme mobili di lancio, montate su autocarri 8x8 Kamaz-6560. La Siria ha già reso parzialmente operative 10 batterie. A esaurimento della consegna Damasco avrà in postazioni carrate oltre 3.000 Pantsyr S 1E immediatamente pronti al lancio e le scorte di dotazione nel rapporto di 1: 3.Il valore della
commessa per la Rosobornexport, già oggetto di sanzioni economiche e finanziarie decretate dal Senato e dalla Camera dei Rappresentanti di Wastinghton, dimostratesi del tutto inefficaci ma che hanno ulteriormente peggiorato le relazioni dell’Amministrazione Bush con il Cremlino, questa volta si aggira sui 965 milioni di dollari. Ogni Kamaz 8X8 monta 12 missili a doppio stadio, a carburante solido, Pantsyr S1E con una portata di 20 km e 10 in altezza. Un singolo missile pesa 65 kg , monta una testata da 19 kg e ha una velocità nell’intera fase di gittata di 1,1 km/ sec. Un proiettile cal 9x45 sviluppa una velocità iniziale alla bocca della canna di 250 mt/sec. Il Pantsyr, 1SE è dotato di un eccellente radar di scoperta e di attacco, è fortemente insensibile a contromisure elettroniche e ha un altissima probabilità di centrare qualsiasi vettore in avvicinamento e in manovra attualmente a disposizione degli USA: missili cruise, bombe di precisione a guida laser e aerei d’attacco steelth F 117 e F 22. Gli F 16 e F 15 della Heyl Ha Avir, in queste condizioni, sotto la quota dei 10.000 metri andrebbero incontro a perdite difficilmente quantificabili nella misura del disastro militare e a quote superiori avrebbero enormi difficoltà operative per colpire con precisione ed efficacia qualsiasi obbiettivo militare pagante della Siria. Insomma, da solo, il Pantsyr 1 SE ha creato dei grossi problemi militari e politici al Ministro della Difesa Barak e al Ministro degli Esteri Tizpi Livni oltre che di riflesso al Dipartimento di Stato Usa nell’intera area del Medio Oriente e anche più in là. Alle ore 23.05 del 5 Settembre 6 jets di Israele sorvolando il Mediterraneo da sud, come avevamo già anticipato hanno effettuato 2 incursioni, una su Latakieh ( struttura portuale fortemente difesa ) e l’altra, a più ampio raggio, verso il nord al confine della frontiera turco-siriana sulla località desertica di Tal Al Abiad per testare, secondo l’Ansa, i tempi di risposta della copertura radar e della difesa aerea e missilistica di Damasco. All’Agaf ha Modi’in (il servizio militare di informazione di Israele) evidentemente su richiesta del Governo Olmert, serviva, si è ipotizzato, conoscere il livello di approntamento operativo delle batterie di Pantsyr S1E attualmente dislocate nella zona. Dei 6 F 16 I appartenenti alla 107° squadriglia d’attacco decollati dalla base aerea di Ramon, 2 si sono spinti su Latakia individuati da radar con una portata di 350 km P 35 M e dai radar delle batterie missilistiche degli S 200 ( portata operativa contro i B 1, B 2 e Awacs Usa di 300 km ) prima di essere presi in consegna, valutata la scarsa efficacia bellica degli intrusori, da un altro sistema di avvistamento, anche qui mobile , P 15 M del complessi antiaerei a breve- medio raggio S 125 M1 Pechora 2A. Anche se non si hanno notizie confermate la Siria potrebbe schierare oltre all’S 125 e S 200 anche il ben più moderno e temibile S 300 Pmu 2. Un sistema d’arma di 4° generazione capace di costruire, se fornito in quantità adeguate, un muro di cemento armato contro qualsiasi aggressione esterna. La Russia avrebbe inoltre trasferito a Damasco e a Teheran il più potente intercettore della sua aviazione, il Mig 31, in numero di 5 alla Siria e 14 all’Iran, dotato di radar a lunghissima portata e missili R 77 MA e CK 172 capaci di inseguire e distruggere in volo un bombardiere strategico, Steelth o un Awacs della US Air Force a 200 e rispettivamente 350 km di distanza. Per ritornare al Mediterraneo gli F 16, abortito il tentativo di intrusione su Latakia, hanno fatto marcia indietro. Dall’aeroporto di Ramon, qualche ora più tardi sono decollati 4 F 15, dotati di un serbatoio supplementare agganciato sotto la fusoliera di 2.803 litri. Il piano di volo prevedeva, come già anticipato su Rinascita, una lunga deviazione sul Mediterraneo in corrispondenza della costa libanese e siriana per evitare l’aggancio radar di Damasco con l’obbiettivo di raggiungere il confine tra Siria e Turchia e di entrare nello spazio aereo di Ankara mantenendo poi una rotta di navigazione lineare ovest-est che interferisse, per la frastagliatura dei confini, di volta, in volta, con la sovranità dei 2 Stati.Contrariamente a quanto affermato da Debka, in assenza di una presa di posizione del Governo Olmert, non esiste certezza che il raid aereo della Heyl Hal Avir sia stato finalizzato all’accertamento del grado di operatività delle batterie di Pantsyr, né che la pattuglia dei cacciabombardieri F 15 abbia testato con emissioni jamming i Pantsyr S1E per la possibile neutralizzazione del sistema d’arma. Così come non esiste prova che la violazione dello spazio di Siria e Turchia fosse destinata a colpire il trasferimento in territorio libanese di missili contraerei Sa 18 per Hizbollah. La posizione geografica di Tal Al Al Abiad, località desertica ai confini fra il sud-ovest della Turchia e nord-est della Siria, ne rende assurda la semplice credibilità. Esiste invece il fondato sospetto che la violazione del confine siriano e turco degli F 15 sia stato programmato, nei piani del governo Olmert, per un obbiettivo molto più subdolo e politicamente pagante: creare un attrito tra i militari di Ankara, al comando della cricca Buyukanit, e il Governo Erdogan, sostenuto dall’AKP e dai suoi Alleati, che ha eletto il 15 Agosto di quest’anno Abdullah Gul 11° Presidente della Turchia. Una provocazione capace di innescare un conflitto dalle conseguenze imprevedibili tra Esecutivo e Forze Armate storicamente legate alla Nato, agli Usa e a Israele. Un attrito tra Poteri dello Stato peraltro già da tempo ampiamente latente. Il volo degli F 15, “ agganciati “ sul Mediterraneo dai radar e intercettati da una squadriglia di Mig 29 SMT della Siria, nell’attraversamento, a più riprese, dello spazio aereo di Ankara non ha provocato, come avrebbe dovuto, misure di allerta aerea e missilistica. Le forze armate turche, ignorando qualsiasi regola di sicurezza si sono semplicemente limitate a seguire sugli schermi radar l’intrusione israeliana. Elemento che fa sospettare l’esistenza di “relazioni”, tutt’ora operanti, anche se sotterranee, tra i “Guardiani della Costituzione” e Israele. Il Governo Olmert vede la coalizione guidata dall’AKP di Erdogan come un ostacolo alla sua politica estera e militare in Medio Oriente, specie dopo il congelamento operato da Ankara nel campo delle relazioni tecnologiche-militari con Gerusalemme. Israele punta, nelle intenzioni, a favorire dall’esterno le condizioni di un intervento di Buyukanit nella vita politica turca, che isoli il Governo e Parlamento, e che offra l’opportunità a Usa e Nato, a corto di alleati in tutto il Golfo Persico, di utilizzare le basi aeree della Turchia per un attacco all’Iran. Le notizie che arrivano in queste ore sono tutt’altro che rassicuranti. La condanna del raid dei cacciabombardieri con la “stella di david”, con l’inoltro di una nota ufficiale di protesta a Gerusalemme, una volta accertato lo sgancio e la caduta dei serbatoi supplementari dei 2 F 15 sul territorio della Turchia è stato espresso dal Ministro degli Esteri di Ankara il 7 Settembre alle ore 12.55 e pubblicato alle ore 13.00 dello stesso giorno dall’Agenzia Sana nel notiziario ufficiale. La flagrante violazione dello spazio aereo della Siria, al di là delle dichiarazioni ufficiali che Perez ha recentemente rilasciato nella sua visita al Quirinale e a Palazzo Chigi sulla pervicace volontà di Israele di puntare ad un accordo defintivo di pace con gli stati arabi confinanti, non può non assumere in realtà il significato, preoccupante, del lancio intenzionale, ancora una volta, del cerino acceso di Gerusalemme nella polveriera del Medio-Oriente.
(Giancarlo Chetoni)

mercoledì 14 novembre 2007

Meglio "terroristi" che borghesi

Meglio “terroristi” che borghesi

Da antico ultrà, da sempre conoscitore delle realtà legate alle Curve, mi piace porvi come motivo di riflessione l’articolo di Una Ultrà comparso su Rinascita del 13 novembre.
Mi ero ripromesso – dato il silenzio delle nostre Comunità su quanto è accaduto domenica 11 – di scrivere delle note estremamente dure quanto puntuali che si sarebbero aggiunte alle tante da me curate su uno speciale Osservatorio del periodico “Giustizia Giusta” ed in parte raccolte in un Quaderno (Verità sulle Curve), edito in occasione di un Convegno-Tavola Rotonda (La conquista affaristica del Territorio-Sport passa anche attraverso la “criminalizzazione” degli Ultras) tenuto a Roma il 18 marzo 2005.
Tutto noto, tutto chiaro e scontato pur non essendoci stato l’episodio della morte dell’ispettore Raciti, dato per ucciso da un tifoso catanese mentre è dimostrato (e ne ho dato ampia contezza in un articolo titolato “Amato dimettiti!”) che cadde a seguito di “fuoco amico”, come ormai la vulgata declama. Tra l’altro ho continuato più volte a chiedere che fine avesse fatto il fegato dell’ispettore, notoriamente scomparso per impedire pericolose perizie…
Tutto noto, tutto drammaticamente chiaro.
Un giovane ucciso in un Autogrill da una guardia che spara a braccio teso…Il silenzio delle istituzioni…E poi notizie false date per vere fatte filtrare attraverso i soliti portavoce televisivi…Ed un Osservatorio inutile composto da lacché strapagati…Sospensione sì sospensione no delle partite…E a Roma scoppia la guerriglia urbana…Assalto alle caserme delle guardie…
A questo punto l’attenzione è spostata da Arezzo ai comportamenti “terroristici” degli ultras: “nei salotti televisivi non si parla più della morte di un ragazzo, ma si punta l’indice contro i tifosi”. Il gioco è fatto? No, qualcosa si è rotto nell’ingranaggio degli oligarchi (per dirla con la nostra amica ultrà): rotto definitivamente. Nel momento in cui i tifosi superano in tutta Italia il senso di appartenenza alla loro squadra ed ai loro stessi riferimenti d’immagine politica e fanno fronte unito contro le guardie non c’è più Kipling che tenga. Figurarsi i corrotti rappresentanti delle cosche istituzionali.
Un’ultima considerazione. La vogliamo finire con la storia delle povere “forze dell’ordine”? Di quale Ordine e di quale Stato? Non il nostro. Guardiani servi dei camerieri delle banche! Io personalmente, poi, li ho conosciuti sempre scatenati contro di noi. Erano sempre lì a bastonarci. Ma talvolta venivano bastonati, come a Valle Giulia. Pronti ad arrestarci: godendo mentre ci massacravano. O no? Li ho visti ancora aggredire sotto Palazzo Chigi i malati di cancro che chiedevano di poter usare il protocollo Di Bella. Ed ancora picchiare a sangue gli allevatori rei di marciare con i loro trattori su Roma. Sempre usando il manganello all’inverso. Usando, cioè, il manico sui crani e sui volti delle loro vittime di turno (lo hanno fatto anche a Bergamo domenica scorsa, tanati impietosamente da Striscia!). Avete già dimenticato il massacro alla Diaz e a Bolzaneto? Oppure lì facevano bene perché si aveva a che fare con i “compagni”? Alberto Giaquinto giustiziato dal brigadiere della Digos Speranza con un colpo alla nuca…E Stefano Recchioni centrato in fronte dal capitano della “benemerita” Sivori. A braccio teso…

Basta. Lasciamo ai buoni borghesi indignarsi e difendere i poveri Servitori dello Stato. Lo ripeto: comunque meglio “terroristi” che miserabili.
E non s’inventino i Grandi Vecchi: i tifosi usano i simboli politici come elementi suggestivi di aggregazione, non sono eterodiretti da gruppi o da organizzazioni politiche rosse o nere.

(Paolo Signorelli)

venerdì 9 novembre 2007

Comprendere ed agire

Comprendere ed agire

Uno degli aspetti più distruttivi dell’attuale capitalismo e del pensiero unico che lo alimenta riguarda la presunta scomparsa delle classi, con annessa fine del concetto di sfruttamento e di lotta tra capitale e lavoro.
L’evidenziare continuamente l’interesse dei cittadini – consumatori per giustificare azioni di politica economica tese a crescenti liberalizzazioni e a maggior concorrenza, con l’assunto che poi la mano invisibile del mercato aggiusta e corregge le storture attraverso le preferenze che i cittadini-consumatori accordano a questo o quel prodotto, rientra nel campo di quella politica miope e rassegnata nei confronti dei desiderata di Confindustria e del Corriere della Sera.
Non si tratta di prendere le difese di questa o quella “ corporazione”, bensì di capire come la progressiva americanizzazione della società italiana porta verso orizzonti di mercificazione al ribasso tutta la filiera del lavoro e dell’orizzonte di vita delle singole persone. Il concetto di Low Cost come paradigma esistenziale espunge chi è in possesso di eccellenze intellettuali e di qualità anche nei comparti dell’artigianato dei prodotti tipici, del piccolo commercio e del terziario in generale; settori nei quali non solo si accentuano le aree di precarietà ma diviene a rischio la stessa sopravvivenza di molte unità a conduzione familiare per l’irrompere di soggetti finanziariamente potenti; molte Wall Mart in grado di controllare il mercato e di determinarne poi bisogni e orizzonti con massicce campagne pubblicitarie. Una situazione di completo dominio e vantaggio del capitale, che parte dalle scellerate politiche del credito per terminare con le offerte 2X1 ; un indebitamento progressivo del lavoro e della cultura che non riesce a tenere il passo delle multinazionali del consumo. Allora l’azione da Sinistra e di Sinistra verso questa complessa situazione richiede a mio parere la capacità di interagire con questi soggetti produttivi, di analizzarne problematiche – dal credito alla valorizzazione dei processi di qualità faticosamente tentati – ben oltre gli aspetti urlati dai mass media quali quelli degli studi di settore e delle tasse. Se a rischio è la capacità di “mandare avanti la baracca” di primaria importanza deve essere il ragionamento e gli interventi sulla possibilità di fare sistema per reggere l’urto della concorrenza e, parallelamente, di prospettare possibilità di ricercare ed applicare qualità a tutte le filiere interessate ed ai territori ove queste risiedono.
La mancanza di comprensione critica di se stessi, presente in molte delle categorie menzionate, non deve costituire un deterrente verso una politica di attenzione che sappia produrre cultura critica, quindi autocoscienza da parte dei soggetti interessati.
Un lavoro di lunga gittata del quale si sente comunque l’esigenza, anche per la mancanza di iniziativa di molte delle associazioni che in teoria dovrebbero rappresentarne interessi e bisogni.

(Davide Musarra)

martedì 6 novembre 2007

Robin Hood non piace più

Robin Hood non piace più

Secondo le più moderne tecniche di marketing, così pensano alcuni, la romantica leggenda di Robin Hood non può più rappresentare simbolicamente la città di Nottingham, proiettata verso una dimensione mondiale di business area, città d’affari, secondo lo studio pubblicitario commissionato dal municipio stesso.
Che le moderne banche d’affari e la comunità finanziaria internazionale siano a rischio di immagine nell’essere rappresentate dall’arciere di Sherwood è comprensibile, un po’ meno chiara si presenta la moralità dei soggetti in questione, specie dopo gli ultimi anni non proprio esemplari per corretta trasparenza e legalità delle azioni condotte in porto.
Ma questi sono i tempi, e le storie con un’anima lasciano il campo alla razionale condotta economica degli individui, pena l’esclusione dal “ giro che conta”.
Qualcuno però potrebbe prendersi a cuore le sorti di diverse figure relegate nelle soffitte dei ricordi, oltre a Robin Hood penso a Zorro, Corto Maltese, e diversi altri.
Tutte figure fuori dal tempo e però sempre attuali per quello che attiene il desiderio di un mondo meno pervaso dalla finanza e più attento ai sentimenti quotidiani.
Un mondo, fantastico nelle sue intenzioni se rapportato alla realtà odierna, nel quale alla fine della storia un briciolo di fantasia riesce a spuntarla sull’aridità dei numeri, a maggior ragione quando questi sono sempre e comunque in mano ai soliti noti…
(Davide Musarra)

martedì 23 ottobre 2007

Fermiamo il saccheggio delle banche ai danni delle persone

Fermiamo il saccheggio delle banche ai danni delle persone

Era dal settembre 2001 che le Banche Centrali, comprese quella europea, non immettevano tanto denaro in circolazione per tentare di salvare tutte quelle banche ed istituzioni finanziarie invischiate nei crac dei fondi “subprime”, cioè veri e propri artifizi finanziari, immessi e venduti poi ai fondi di investimento ed ai fondi pensioni, quindi a persone in carne ed ossa, per tentare di arginare le enormi perdite relative ai mutui casa.
Il giochino è diabolico: un povero cristo non ce la fa più a sostenere il mutuo, perché non ha lavoro, perché licenziato, perché i tassi di interesse ( cioè il guadagno vero del sistema bancario) aumentano.
Le banche creano allora dei marchingegni per indebitarlo ancora di più, sapendo che creano perdite in partenza. Poiché non riescono a gestirle ed hanno necessità di risorse fresche, le spalmano dentro i fondi di investimento che poi venderanno a quei risparmiatori a cui è stato detto che il proprio futuro è a rischio, che la pensione non ci sarà, ecc ecc.
Non contente di ciò chiedono liquidità agli Istituti di emissione che, giova ricordarlo, sono di natura privata, i quali, pur emettendo moneta virtuale ( cioè segni e cifre sui computer) la caricano sulla collettività non solo per gli interessi che dovranno essere pagati, quelli veri, non virtuali, ma evadendo anche il fisco perché, per uno strano ed alquanto complicato ragionamento, appongono queste somme nelle passività dei loro bilanci; cioè guadagnano una barca di soldi di interessi e però sono passività!
E’ giusto, morale e sacrosanto che questo saccheggio termini al più presto.
Occorre lanciare l’idea di nazionalizzazione degli Istituti di credito e debito affinchè si crei un controllo popolare e democratico su quella materia tanto delicata quale è il denaro.
Occorre denunciare in tutte le sedi questo violento ed immorale sistema di sfruttamento verso il lavoro e gli esseri umani nel loro complesso.

(Davide Musarra)

domenica 23 settembre 2007

Cambiare mentalità

Cambiare mentalità

Ecologia: un termine che deriva dal greco “oikos”, che vuole dire ambiente ma anche casa e da “logos” che significa studio. Studio dell’ambiente/studio della casa. Questo il significato etimologico della parola, che presuppone una concezione dell’ambiente inteso quale abitazione degli esseri viventi.
Non è, però, esattamente questo l’approccio che l’Uomo ha nei confronti della Natura: si disboscano i monti, si inquinano i fiumi ed i mari, l’aria delle città è sempre più avvelenata, si costruisce in maniera selvaggia, senza rispetto per il paesaggio e per l’ecosistema, si uccidono indiscriminatamente gli esseri viventi provocando l’estinzione di sempre più numerose specie e questo perché, in realtà, l’ambiente viene concepito dall’umanità come una risorsa.
Una risorsa da sfruttare senza scrupoli al fine di soddisfare i propri bisogni e le proprie comodità e, da parte di molti, per aumentare i propri profitti. Questo atteggiamento, che pone l’Uomo al centro del mondo, che sarebbe stato creato per lui, si chiama antropocentrismo ed è di biblica matrice. Basti citare il seguente passo della Genesi: Poi Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbia dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
I fiumi, i laghi, i mari, le montagne, le piante, gli animali non umani sono stati creati per soddisfare le nostre necessità ed i nostri desideri. Pertanto, l’ambiente ed i suoi abitanti non umani non hanno ragione di esistere, se non in funzione dei vantaggi che essi possono arrecare all’Uomo.
La razza umana è quindi convinta di essere la padrona assoluta della Natura e di poterla manipolare a proprio piacimento. In realtà, innumerevoli sono stati i casi in cui quest’ultima ha dimostrato di non essere sempre disposta a farsi manomettere: pensiamo ad esempio, per quanto riguarda l’Italia, al disastro del Vajont, nel 1963, in cui duemila vittime innocenti perirono, perché l’Uomo aveva sfidato impudentemente (per sete di profitto) la montagna, che già lo aveva avvisato più volte di essere contraria al suo progetto; pensiamo alle epidemie che si diffondono periodicamente all’interno degli allevamenti intensivi (morbo di Creutzfeldt Jacob, polli alla diossina) perché l’Uomo altera gli equilibri alimentari degli animali, provocando disastri.
Ma da queste lezioni il genere umano non trae mai conclusioni profonde: lì per lì si meraviglia, si scandalizza, a volte entra nel panico ma, una volta che gli organi d’informazione dicono che l’allarme è rientrato, ritorna tutto come prima, come se nulla fosse accaduto.
Non ci si domanda mai se, per caso, stiamo sbagliando qualcosa.
Non ci si rende conto che, fino a quando non muteremo il nostro approccio nei confronti della Natura, dei suoi cicli e delle sue regole, che vanno rispettate così come l’esistenza delle altre creature che popolano la Terra, i disastri come quelli sopra menzionati saranno sempre più frequenti e sempre più gravi.
Questa non è una visione catastrofica, bensì realistica, di fronte ad un comportamento umano irresponsabile nei confronti della Natura.
Occorre, per operare un rovesciamento della situazione, un radicale mutamento del nostro modo di rapportarci con la Madre Terra e con tutti i suoi figli, che porti ad un abbandono dell’antropocentrismo, per giungere ad una concezione olistica (dal greco “holon”: tutto) che consideri la razza umana come una delle tante specie che popolano il Pianeta, senza porla al centro di alcunché e senza conferire ad essa poteri particolari sulla Natura e sugli altri esseri viventi. Noi siamo parte di un Tutto e non abbiamo ragione di ritenere di essere altro da questo Tutto: i danni che arrechiamo al Sistema necessariamente si ripercuoteranno, a breve o lungo termine, su di noi e sui nostri figli nonché su tutte le altre creature che popolano il Pianeta, che sono costrette a subire le nostre azioni scellerate, senza poter reagire e difendersi.
La distruzione dell’ambiente andrà di pari passo con la distruzione del genere umano se non opereremo questo cambiamento di mentalità che, però, deve partire in primis da noi stessi. E’ inutile protestare contro le Istituzioni, ree di non adoperarsi abbastanza per la tutela dell’ambiente, quando siamo noi i primi a non fare abbastanza in questa direzione.
Cominciamo ad operare dentro di noi, cambiamo noi stessi ed il nostro modo di raffrontarci con le rocce, con gli alberi, con gli altri esseri viventi (nostri compagni di viaggio e non nostre risorse) ed allora avrà più senso, nonché efficacia, la lotta in difesa dell’ambiente, che altro non è se non la lotta per la difesa della vita, in tutte le sue forme e manifestazioni.
(Paolo Franceschi)

E intanto gli innocenti muoiono

E intanto gli innocenti muoiono

L’uomo si pensa scaltro ma è miseramente stolto. Generare figli garantendone il futuro, tutelare l’ambiente in cui vivere, due concetti semplici e vitali per la prosecuzione della nostra specie. Tuttavia, è da chiedersi se il genere umano, per mancanza di volontà e per egoistica noncuranza, sarà destinato ad estinguersi.
Certo, perché gli uomini, dediti appassionatamente e bramosamente a perseguire e garantire futilità e, soprattutto, soluzioni fittizie ai problemi, sbagliano la scelta degli obiettivi.
Ci si soffermi sul primo concetto, quello della procreazione. In nessuna occasione, come al contrario avviene in questo ambito, l’uomo riesce ad esprimere tutta la propria spregevolezza. Con giustificazioni di comodo e paradossale incoerenza, definisce “diritto” l’atto di interruzione volontaria di gravidanza, atto che altro non è che omicidio volontario perpetrato nei confronti di una creatura innocente. Detto questo, ciò che non si riesce a capire è perché sia lecita, socialmente accettata e persino regolamentata, l’uccisione di un essere umano indifeso ed innocente, solamente non ancora nato, il cui battito cardiaco è chiaramente udibile e rilevabile dopo appena trenta giorni dal suo concepimento e suscita, invece, riprovazione e turbamenti di coscienza ipotizzare di privare della vita un individuo adulto, autore, per giunta cosciente, di un grave reato. Ingiusto e mostruoso. Come se non bastasse, anziché cercare di rendere sempre più complesso il percorso e disincentivare la pratica, si introduce la cosiddetta pillola abortiva RU486, che semplifica e liberalizza l’interruzione volontaria di gravidanza.
Urge quanto mai una rivoluzione culturale, con la quale sovvertire l’ordine dei valori e modificare la scelta delle priorità e degli obiettivi: la vita genera futuro, conservazione e, certamente, non è la vita di innocenti e di silenziosi indifesi che va interrotta.
E poi, lo scenario appare quanto mai desolante e drammatico, se si pensa con quale frequenza vengono perpetrate violenze, consumati abusi e commesse uccisioni di minori. Scalpore, commozione immediata, dopo averne appresa notizia, e tutto viene affidato ad un sistema normativo e sanzionatorio crudelmente troppo indulgente. In questo senso, e per la gravità del fatto, riprovevole senza limiti a livello morale, e perché la vittima rappresenta per il genere umano proprio la possibilità che gli è data di continuità e di conservazione, venendosi a configurare così l’ipotesi di crimine contro l’umanità, risulta necessario punire il responsabile con pene esemplari, includendo la pena capitale.
Uno Stato non può dirsi civile se applica la pena di morte? Non lo è nemmeno quello che non pone tra le proprie priorità la tutela di indifesi e di innocenti e che non persegue nella maniera più severa chi priva questi della vita.
(Nicoletta Locati)






domenica 12 agosto 2007

Dalla strage di Ustica agli attentati di Roma

Dalla strage di Ustica agli attentati di Roma


Per il 27° anniversario della Strage di Ustica dove perse, da bambina, entrambi i genitori il 26 Giugno ’80, Linda Lachina ha scritto una lettera aperta indirizzata a … autori, attori, comparse, figuranti e chiacchieroni di passaggio.
Il volo spezzato del DC 9 dell’ Itavia IH 870 Bologna-Palermo e dei suoi 81 passeggeri dopo averla lasciata senza lacrime e fatta crescere in fretta le ha negato dopo più di un quarto di secolo anche qualche squarcio di verità e di giustizia.
Una sentenza della Prima Sezione Cassazione presieduta da Torquato Gemelli confermando il pronunciamento della Corte di Assise di Roma del Dicembre 2005, nel Gennaio 2007 ha mandato assolti “ perché il fatto non costituisce reato “ gli ex Generali dell’Aviazione Militare Italiana Lamberto Bertolucci e Fausto Ferri.
A Piazza Maggiore il 2 Agosto di quello stesso anno salterà per aria la Stazione di Bologna con un bilancio di altri 85 morti e 200 feriti.
Il totale dei morti ammazzati tra il Mar Tirreno e il capoluogo di Regione di Emilia e Romagna nell’arco di 1 mese e qualche giorno sarà di 166.
Nella notte del 7-8 Agosto ’80 esploderanno a Roma 2 ordigni che devasteranno gli Uffici Direzionali della SNIA Techint e un'altra bomba scoppierà sul pianerottolo dell’abitazione del Direttore Generale della Società.
Nei giorni precedenti una serie di intimidazioni verranno denunciate da tecnici e ingegneri del Comitato Nazionale dell’ Energia Nucleare a Commissariati di Polizia e a Stazioni dei Carabinieri della Città Eterna.
La sigla dell’ organizzazione che firmerà gli attentati sarà quella di fantomatici, inesistenti, Comitati Rivoluzionari Islamici.
Le indagini disposte dalla magistratura non approderanno ad alcun risultato utile. Su mandanti ed esecutori bombaroli capitolini a distanza di 5 giorni dalla Strage di Bologna calerà un silenzio di tomba.
Una sequenza coordinata di stragi, attentati e di minacce che non può non spostare la nostra attenzione sulla politica estera dell’ Italia dal 1976 al 1980.
I rapporti tra Italia e Irak presero avvio negli anni ’70. Nel 1975 una missione di esponenti della Dc (Andreatta ) e del PCI ( Peggio ), di IRI, ENI, ENEL. CNEN in visita in Iraq aprirà la strada ad accordi economici, scientifici e industriali tra Roma e Baghdad.
Il primo accordo nel settore nucleare verrà perfezionato dal Presidente del CNEN Ezio Clementel con l’ Iraqi Atomic Energy Commission e firmata dal suo VicePresidente Abdul Razzak Al Hashimi.
L’intesa prevedeva la fornitura all’ Irak di un Laboratorio di Radio-Chimica e di un Centro per lo studio degli Attinidi e dei Prodotti di Fusione.
Le attrezzature saranno fornite dalla SNIA Viscosa e installate presso il Centro di Ricerca Nucleare di Al Tuwaitha. La collaborazione tra l’ Italia e l’ Iraq sarà rafforzata dal Ministro dell’ Industria Donat Cattin che a Baghad incontrò l’allora Primo Ministro Saddam Hussein.
L’ Iraq restituirà la visita con l’arrivo a Roma del Titolare per la Programmazione Al Mandami nell’Aprile ’77 che firmerà un protocollo di commesse a 60 imprese italiane per 600 milioni di dollari. Nel Febbraio 1978 Roma e Baghdad firmano l’intesa per la fornitura da parte italiana di 4 impianti di ricerca nucleare. Per gli effetti sulle alte temperature l’appalto verrà affidato alla Ansaldo Meccanico Nucleare del Gruppo IRI Finmeccanica.
L’ Ansaldo presenterà autonomamente al Governo dell’ Iraq i progetti per la costruzione di una Centrale Nucleare da 600 Megawatt.
Nel Novembre di quello stesso anno il Presidente del Consiglio Andreotti, accompagnato dal Ministro degli Esteri Forlani e da una folta rappresentanza di dirigenti industriali pubblici e privati incontra Saddam Hussein e il Presidente della Repubblica Ahmed Hassan Al Bakr.
Si trattò di una visita in cui l’ Iraq espresse all’ Italia forti riserve sugli Accordi di Camp David del 17 Settembre 1978.
Un riferimento che smentisce la disinformazione veicolata dal Partito Amerikano, dall’estrema destra all’estrema sinistra istituzionale, che ha puntato a collocare Saddam Hussein nel libro paga di Usa e Cia con evidenti intenti di discredito e di delegittimazione politica del Rais prima della guerra di aggressione Usa del Marzo 2003 all’ Iraq.
Sarà il punto più alto di “ autonomia “ espressa dal nostro Paese in campo internazionale dopo il lungo oscuramento che prenderà forma con la morte di Enrico Mattei.
Nel 1979 il deficit dell’interscambio commerciale tra Italia e Iraq supererà i 1.800 miliardi di lire.
Andremo quindi avanti per le spiccie tenendo già da ora puntati occhi e naso sul livello di efficienza organizzativa raggiunto in Italia negli anni ’70 da un terrorismo attrezzato a reperire e gestire informazioni “ sensibili “ e dotato di un braccio armato capace di condizionare il dibattito politico e parlamentare del Paese. Il 16 Marzo 1978, Ministro degli Interni Francesco Cossiga, un commando delle “ Brigate Rosse “ con un azione da manuale rapisce il Presidente della D.C Aldo Moro dopo aver trucidato la sua scorta.
Il 10 Ottobre ‘79 il Ministro del Commercio Estero Stammati ottenne durante una visita a Baghdad che l’ Iraq aumentasse, con l’assistenza della flotta Eni, da 8 a 10 milioni di tonnellate all’anno l’esportazione di petrolio verso l’ Italia.
Il 10 e l’ 11 Maggio dell’ 80 il Ministro dell’ Iraq Hassan Alì chiederà al Ministro del Commercio Estero Enrico Manca l’impegno dell’ Italia a onorare un accordo definitivo per la realizzazione dei Nuclear Power Point già concordati per un valore salito a 800 milioni di dollari.
L’Italia attraverso il CNEN doterà l’ Iraq un impianto “ Hot Cell “ per il trattamento di materiale radioattivo U 235.
In cambio il governo italiano dovrà iniziare un percorso politico che porti al pieno riconoscimento dell’ OLP come unico rappresentante del Popolo Palestinese.
Siamo a manciata di giorni dalla Strage di Ustica del 27 Giugno e a qualche secchiata da quella di Bologna del 2 Agosto. Correrà voce che il ritardo accumulato dal DC 9 Itavia volo IH 870 prima della partenza dall’ aeroporto di Bologna sia stato determinato dal tardivo imbarco nella stiva di un contenitore di materiale fissile proveniente dai Laboratori di Ricerca Nucleare dell’ Università locale.
(Giancarlo Chetoni)

mercoledì 8 agosto 2007

Fare chiarezza

Da anni ci siamo battuti su posizioni altre, verso un ambizioso e però legittimo posizionamento “al di là della destra e della sinistra” che, a ben vedere, sta a significare il superamento di categorie concettuali estranee alla nostra visione del mondo. Non può esserci per noi - neppure sul piano della provvisorietà “pragmatica” – una scelta di campo a destra, laddove la destra rappresenta un’acritica accettazione di valori ritenuti tradizionali e che, invece, inverano la conservazione di un mondo di cui nulla può essere salvato, perché esso coincide con la difesa dell’Occidente che è nemico dichiarato non soltanto del pensiero eretico nel quale ci si riconosce ma di qualsivoglia tensione ideale diretta a rifiutarlo ed a scardinarne l’assetto politico,.sociale ed economico
Inoltre la morte delle ideologie e l'omogeneità in senso liberaldemocratico delle categorie concettuali politiche e delle vecchie forme di partito, non consentono neppure di poter più parlare di destra e di sinistra. Al più si può parlare di contrapposizioni di comodo. Tra servi. Negli ultimi anni abbiamo assistito ai pellegrinaggi alla City, a Wall Street e in Sinagoga di personaggi che - dismessa la camicia nera o la casacca rossa - andavano alla ricerca di un’ investitura da parte dei signori del Dominio. Tutti figli e tutti servi del Pensiero Unico che sa di oro e di usura.

La dicotomia destra-sinistra continua a rappresentare l’alibi di comodo di quanti non hanno il coraggio di schierarsi sulla trincea dell’antagonismo che solo può rappresentare il superamento di un tempo disegnato dalla congiunzione di Giuda con Caino. Quanto poi è sostenuto da coloro i quali intendono risciacquare la loro cattiva coscienza di rinnegati cercando di dare contenuti ideali alle loro scelte di potere, vale appena ricordare che la destra o è “destra “ o è “sociale”: nel momento in cui la destra si fa sociale automaticamente si estingue come destra..
(Paolo Signorelli)