martedì 23 ottobre 2007

Fermiamo il saccheggio delle banche ai danni delle persone

Fermiamo il saccheggio delle banche ai danni delle persone

Era dal settembre 2001 che le Banche Centrali, comprese quella europea, non immettevano tanto denaro in circolazione per tentare di salvare tutte quelle banche ed istituzioni finanziarie invischiate nei crac dei fondi “subprime”, cioè veri e propri artifizi finanziari, immessi e venduti poi ai fondi di investimento ed ai fondi pensioni, quindi a persone in carne ed ossa, per tentare di arginare le enormi perdite relative ai mutui casa.
Il giochino è diabolico: un povero cristo non ce la fa più a sostenere il mutuo, perché non ha lavoro, perché licenziato, perché i tassi di interesse ( cioè il guadagno vero del sistema bancario) aumentano.
Le banche creano allora dei marchingegni per indebitarlo ancora di più, sapendo che creano perdite in partenza. Poiché non riescono a gestirle ed hanno necessità di risorse fresche, le spalmano dentro i fondi di investimento che poi venderanno a quei risparmiatori a cui è stato detto che il proprio futuro è a rischio, che la pensione non ci sarà, ecc ecc.
Non contente di ciò chiedono liquidità agli Istituti di emissione che, giova ricordarlo, sono di natura privata, i quali, pur emettendo moneta virtuale ( cioè segni e cifre sui computer) la caricano sulla collettività non solo per gli interessi che dovranno essere pagati, quelli veri, non virtuali, ma evadendo anche il fisco perché, per uno strano ed alquanto complicato ragionamento, appongono queste somme nelle passività dei loro bilanci; cioè guadagnano una barca di soldi di interessi e però sono passività!
E’ giusto, morale e sacrosanto che questo saccheggio termini al più presto.
Occorre lanciare l’idea di nazionalizzazione degli Istituti di credito e debito affinchè si crei un controllo popolare e democratico su quella materia tanto delicata quale è il denaro.
Occorre denunciare in tutte le sedi questo violento ed immorale sistema di sfruttamento verso il lavoro e gli esseri umani nel loro complesso.

(Davide Musarra)