sabato 13 settembre 2008

PER GABRIELE

Cara/o amica/o di Gabriele,

ti scriviamo queste poche righe per informarti della prossima iniziativa indetta in nome del nostro amato Gabbo.

Trascorsi 10 mesi dall’assassinio di Gabriele Sandri, trovandoci a ridosso della ripresa del processo di Arezzo che vede imputato l’agente scelto della Polizia di Stato Luigi Spaccarotella (accusato di omicidio volontario), per rompere il muro di silenzio che inspiegabilmente è stato calato sul delitto dell’A1, ti informiamo che il 22 SETTEMBRE 2008 uscirà nelle migliori librerie d’Italia un LIBRO VERITA’ con l’obiettivo di ricostruire i tragici accadimenti dell’11 Novembre 2007, facendo finalmente chiarezza sui troppi equivoci legati al caso, contribuendo così anche alle attività della Fondazione Gabriele Sandri.

E’ importante sottolineare che il libro è stato autorizzato dalla famiglia Sandri.

Certi che tu possa accogliere favorevolmente la comunicazione, ti invitiamo a diffondere il più possibile questa notizia.

Grazie!
GIUSTIZIA PER GABRIELE
www.gabrielesandri.it

domenica 7 settembre 2008

DEDICATO A TE NUOVO CIRCONCISO NELLO SPIRITO

C’è chi è rimasto lo stesso….
C’è invece chi oggi pensa alla sua tranquilla esistenza borghese, fatta di bricolage casalingo, sabati con la moglie al supermercato, ad a scrivere con cura tutte le sue spese sul suo quadernetto da “uomo del banco dei pegni”. Chi sfoga la sua ribellione andando allo stadio e credendosi vittima del sistema, quando ne è una colonna portante. Che piange per un Papa polacco, dimenticandosi d’avere una volta abiurato l’inganno del Galileo. Che ha fatto suo il detto di Karl Marx: “il problema ebraico non esisterà più quando tutti si comporteranno da ebrei”. Chi piange di continuo di dover pagare le tasse come un giudeo al muro del pianto. E vivendo (vegetando?) fiero delle proprie conquiste (casa, auto, lamentele sulle moschee, sui cani che pisciano nelle aiuole, sui negri solo perché sono negri) vive tranquillo fregandosene dei crimini dell’Impero e piangendo i soldati e gli sbirri morti agli ordini della Nato, magari perché avevano una croce celtica al collo, ma erano circoncisi nella testa e nello spirito.
A te, amico invecchiato e rinnegato, il saluto di “ una vecchia canaglia” che continua ad avere vent’anni….ed uno scritto di Evola che spero ti faccia pensare e star male.

Peraltro, l’accennata inconsistenza non riguarda quei problemi in senso superiore, che non si presentano ad ogni momento della vita. Essa è caratteristica fin nelle piccole cose della esistenza ordinaria. Si tratta, ad esempio, della incapacità di mantenere un impegno, la parola data, la direzione presa, un dato proposito (scrivere, telefonare, rispondere, occuparsi di una certa cosa). Rispetto a tutto ciò che lega, che implica qualcosa di impegnativo di fronte a se stessi, il tipo in questione è insofferente. Cioè: dice, ma non fa, o fa un’altra cosa, sfugge – e il comportarsi così gli sembra naturale, ineccepibile. Si meraviglia perfino, quando qualcuno da ciò si sente urtato e glielo rinfacci.
La generalità di una tale attitudine è preoccupante. Nei tempi ultimi essa ha fatto presa in strati sociali, nei quali fino ad ieri predominava una linea abbastanza diversa: come fra l’aristocrazia e l’artigianato. Lo sfuggire, il promettere senza mantenere, la non puntualità, l’evasione anche in cose piccole e stupide, si riscontrano anche qui, frequentissime. E vale notare un punto importante: non è che si sia così deliberatamente, ad esempio, per seguire senza scrupoli il proprio tornaconto. No, si è così in via spontanea, talvolta perfino a proprio danno, per un vero cedimento interiore. È per tal via che molti che ieri ci si illudeva di conoscere a fondo, e che ci erano amici, oggi non si riconoscono quasi più. È, si potrebbe dire, un fatto “esistenziale” più forte di loro, tanto che spesso essi non se ne rendono nemmeno conto.
Il fenomeno potrebbe esser seguito anche nelle sue ripercussioni in sede di struttura psichica. L’uomo della “razza sfuggente” accusa infatti una vera e propria alterazione psicologica. Nel riguardo, potrebbero essere utilizzate le considerazioni fatte dal Weininger circa il nesso esistente fra eticità, logica e memoria. In un tipo normale, le tre cose sono unite insieme, perché il carattere esprime quella stessa coerenza interna, che si manifesta altresì nel rigore logico e in quella unità di vita, che permette di ricordarsi, di mantenersi in una mèmore, cosciente connessione col proprio passato. Secondo il Weininger, proprio questa unità delle facoltà caratterizza la psicologia maschile di fronte a quella femminile, la quale di massima è invece fluida, poco logica, incoordinata, fatta di impulsi più che di rigore logico ed etico.
Ebbene a tale riguardo “l’uomo della razza sfuggente” appare più donna che uomo. Ulteriori suoi tratti caratteristici psicologici, che fanno da controparte all’accennata “anestesia morale”, sono la menomazione della memoria, la facilità di dimenticarsi, la difficoltà di concentrarsi, spesso perfino di seguire un ragionamento serrato e stringente, la distrazione,il pensare a balzi. Sono visibilmente, gli effetti di una parziale disgregazione che, dal piano dei principii e del carattere, son passati a ripercuotersi perfino in quello delle facoltà in se stesse.

LA BALLATA DEI SUICIDI

LA BALLATA DEI SUICIDI

LA BALLATA DEI SUICIDI

Lascia che sia fiorito, Signore, il suo sentiero
quando a Te la sua anima
e al mondo la sua pelle
dovrà riconsegnare,
quando verrà al Tuo cielo,
là dove in pieno giorno risplendono le stelle.

Fabrizio De Andrè


Una lunga, interminabile teoria di morti si snoda lungo i sentieri maledetti che segnano le cronache giudiziarie della Colonia Italia. Dove i suicidi in carcere si coniugano con i “suicidati”, senza che i paletti di confine, tra chi muore di carcere ed in carcere e chi invece fuori delle mura infami sceglie di farla finita, siano ben segnalati. Talvolta c’è chi sceglie per lui. Recitando poi omelie funebri o cianciando cialtronescamente di vie della fuga.

Ricordate l’Uomo di Montenero di Bisacce? “Questa storia dei suicidi a orologeria sta assumendo i toni dell’estremo ricatto verso la giustizia da parte di chi, dovendo risponderle, preferisce uccidersi anziché affrontarla”.

Certo. Io mi uccido per fare dispetto al mio inquisitore e per sfuggire a qualche eventuale anno di galera…Io mi tolgo la vita per non affrontare la “giustizia”…Così la frego e creo un precedente da ”emulare”. Suicidi a orologeria? Solo uno psicopatico può sostenere bestialità di tal fatta. Uno psicopatico che, oltretutto, si è reso colpevole della morte di imputati ancorché innocenti. E che poi, quando toccò a lui, mollò la toga e si rifugiò nella politica. Sul Mugello, terra di compagni di merende. Sfruttando la galera (con tanto di corollario di suicidi) che aveva regalato ai nemici degli amici sempre politically corrects e quindi liberi di fottere la legge.

SENZA ONORE

SENZA ONORE

LA DOPPIA MORALE DEI GARANTISTI DE “IL GIORNALE”

“Liberazione” difende Pierluigi Concutelli? Una gazzettiera del quotidiano berlusconiano ironizza sulla posizione assunta da Piero Sansonetti sino a fare del sarcasmo d’accatto sulla “straordinaria generosità umana” riferita all’uccisore di Occorsio.

Ovviamente ai difensori dei “lodi” non piace che possano essere assunti comportamenti garantisti nei confronti di un “nero”; e se poi a farlo è un “rosso” doc quale Sansonetti l’ironia è d’obbligo.
Questo è quanto accaduto a seguito dell’appello lanciato sull’organo di Rifondazione (Sansonetti sarà presto liquidato dalla neo-nomenklatura rifondarola) con cui si chiede la riammissione alla semilibertà di Pierluigi Concutelli ri-carcerato perché trovato in possesso di sei grammi di hashish.
Roba da uso personale e per di più terapeutico.
“Il passato è passato” e se a sostenerlo sono io in difesa delle garanzie dei compagni o se lo è il direttore di Liberazione in difesa di quelle dei camerati non è consentito “perché serve alla causa”! Siamo alla demenzialità degli spacciatori di “lodi” ai quali vorrei soltanto ricordare che rivolgersi alla Commissione europea per i diritti dell’uomo non è un’optional ma un dovere quando si è in presenza di una palese e gratuita ingiustizia. “Si può far tornare in dietro nel tempo chi ha già conosciuto sulla propria pelle (e per 31 anni, ndr) i labirinti e i circuiti del sistema carcerario italiano?”. Che certe professorine tengano sempre ben presente che il garantismo o è o non è: su questo giornale noi abbiamo difeso i diritti di tutti coloro che sono stati oggetto delle ingiustizie e delle prevaricazioni giudiziarie. Abbiamo difeso persino Adriano Sofri che dal suo carcere dorato è passato ad una libertà totale senza dover fare il volontariato come “camposantaro”. Ed abbiamo – doverosamente – difeso Cesare Previti e quanti altri hanno subito la violenza della sedicente legge. E continueremo a farlo. Per tutti. E non parliamo di Onore. Chiaro?
Paolo Signorelli

il molisano

Lodi poco lodevoli, referendum improbabili e demagogia populistica: questo è ormai lo stato “molisano” della giustizia.

In uno scenario dove fomelicamente e famelicamente si agitano le ciurmaglie raccogliticce di servi, allevate nelle segreterie dei partiti ed inviate a gestire il potere in nome e per conto dei loro padroni, è facilmente dato imbattersi in personaggi che senza vergogna alcuna recitano la parte dei difensori dei diritti del Popolo.

Uno su tutti: quel Ninì Di Pietro che con il suo linguaggio rozzo ed incomprensibile si erge a fustigatore degli altrui vizi dimenticandosi delle sue innumerevoli private “virtù”. Lui che in una lettera scritta(gli) all’ accumulatore di danaro Beppe Grillo si richiama allo “spegnersi della coscienza, della morale e dell’etica” senza mai, naturalmente, fare menzione ai suoi “innumerevoli processi” di cui vi è traccia sulle carte della profana giustizia e su quelle di un altrettanto profano Parlamento.

Eppure c’è chi guarda all’Uomo di Montenero di Bisacce come ad un taumaturgo capace di sconfiggere il malcostume berlusconiano e di ridare al Paese una dimensione etica espropriatagli dai tenutari del potere. Che a ben guardare rimane ben saldo nelle mani della Casta giudiziaria - e liberale e finto progressista – di cui Di Pietro si fa portabandiera: da quando andò sul Mugello a fare il “compagno di merende” di un riconoscente D’Alema per sfuggire ad un non improbabile arresto.

Eppure tra coloro che si avvicinano a Di Pietro per appoggiare la raccolta delle firme per un improbabile (è già slittato al 2110) referendum troviamo sedicenti antagonisti che guardano ad un impudente molisano come ad un salvatore della Patria. Quale Patria? Quella in cui la legge viene quotidianamente stuprata dagli uomini delle Caste? Quella in cui un “pentito” come Giuliano Amato viene disinvoltamente riciclato dall’ex duro e puro Gianni Alemanno?

La facciano finita costoro: che almeno l’Estetica sia salva.

Paolo Signorelli

martedì 2 settembre 2008

Controinformazione 2

Il ministro degli esteri britannico, David Miliband, è stato uno dei più veementi a denunciare la reazione militare russa contro la Georgia. Anche David Miliband (come poteva esserci sfuggito?) è ebreo.E che ebreo.Ce lo ricorda l’ottimo giornalista e saggista John Laughland, spiegandoci che l’odio di David per la Russia è scritto nel suo DNA (1).Suo nonno, Samuel Miliband, era un esponente comunista polacco; benchè nato a Varsavia, da fiero internazionalista, si arruolò nell’Armata Rossa per combattere i polacchi. Ma quando Stalin rafforzò il suo potere a Mosca, lasciò l’Unione Sovietica per motivi ideologici: come tutti i fedelissimi di Trotszky, era contrario alla politica staliniana di «comunismo in un solo paese». Voleva la rivoluzione mondiale permanente. Samuel il trotzskista si stabilì in Belgio.Suo figlio, Adolphe Miliband, padre dell’attuale capo del Foreign Office, nacque in Belgio; ma poi passò a Londra dove - con il nuovo nome di Ralph Miliband - è diventato un famoso teorico marxista; tanto convinto da voler essere sepolto nel cimitero di Highgate accanto alla tomba di Karl Marx.Suo figlio David, il ministro, ha abbracciato l’ideologia dei neoconservatori israelo-americani, ed è uno dei responsabili dell’impegno bellico britannico in Afghanistan ed Iraq.Come si vede, è il percorso tipico di tanti ebrei che conosciamo, da Ferrara alla Nirenstein: carrieristi comunisti o ultrasinistri, oggi sono fedelissimi «conservatori» per Sion.La fedeltà di David Miliband per la sua vera patria è dimostrata: quando va in visita in Israele, trova il tempo per andare a pranzo dai suoi parenti, certi Landau, che sono fanatici militanti: hanno infatti deciso di stabilirsi in una colonia ebraica illegale a Ramallah, in Cisgiordania. Non è un caso che Tzipi Livni trovi invariabilmente i colloqui con Miliband «molto fruttuosi».Tutto ciò non è strano, nota Laughland. I veri marxisti-trotzkisti hanno trovato «la loro casa naturale nel progetto di rivoluzione democratica globale predicato da George Bush». La rivoluzione mondiale permanente sotto forma «umanitaria», per diffondere «la democrazia». Scrive Laughland: «Dal punto di vista di Miliband (e dei suoi simili), la politica occidentale degli ultimi 15 anni non è stata un atto continuo di forza bruta. L’invasione di Iraq e Afghanistan non sono state aggressioni belliche, bensì azioni altruiste per espandere la democrazia, dunque atti compiuti al servizio dell’umanità, atti cui nessuna persona ragionevole può opporsi. Chi lo fa, è un nemico dell’umanità».Così, benchè i russi abbiano difeso i diritti umani in Ossezia contro il tentato sterminio operato dai georgiani, il loro è un atto di forza bruta criminale. Perchè la Georgia è una espansione della «democrazia», ma soprattutto perchè Putin non ha invocato i diritti umani e simili universalismi ideologici - estrema versione del messianismo ebraico - a giustificazione della sua azione.E’ questo che «Miliband non può sopportare»: il fatto che Putin si muova in base a considerazioni di interesse e di sicurezza nazionale, anzichè «fare appello ai principii universali». Per questo ha accusato Putin, fra l’altro, di avere «un approccio alla politica del 19 mo secolo».Ma Putin - assicura Laughland, che l’ha recentemente incontrato insieme a vari giornalisti britannici - rigetta deliberatamente il linguaggio «umanitario», perchè ha rigettato una volta per tutte l’ideologia comunista, e non pretende più che la Russia sia portatrice di una vocazione universale. Anzi.«Quando l’ho incontrato il settembre scorso, Putin mi ha detto esplicitamente che la Russia ha sofferto troppo per aver adottato il credo universale leninista: ‘Vladimir Ilich Lenin, mi ha detto, disse una volta: la Russia non conta niente per me; quel che conta è arrivare alla rivoluzione socialista mondiale’».Per Putin, è la Russia che conta.Acuto come sempre, Laughland: sotto le forme della «nuova guerra fredda», vede riporsi lo scontro fra internazionalisti trozkisti (oggi neocon «americani») e il realismo di chi cerca di fare qualcosa «in un solo Paese».Ma Laughland cita anche Carl Schmitt il quale, citando a sua volta Proudhon, scrisse: «Chi parla a nome dell’Umanità sta cercando di ingannare».Quello dei trotzkisti (pardon, neocon) è piuttosto un auto-inganno, sostiene il giornalista inglese; la Russia d’oggi è un richiamo alla realtà.Vero. Tuttavia, sono convinto che se Hitler avesse proclamato che stava invadendo l’URSS per liberare i popoli schiacciati nei loro diritti umani dallo stalinismo, il Terzo Reich Umanitario sarebbe ancora al potere; e la vera debolezza di Putin è nella «comunicazione», ossia nella propaganda e disinformazione.Gli invasori in nome di diritti umani hanno la meglio su quel piano; e il loro controllo dei media fa sì che le cosiddette opinioni pubbliche credano, più o meno, che l’universalismo aggressivo sia una «realtà», più degna del bene «in un solo Paese».Interessante. Ma a noi, più modestamente, preme constatare che non sono solo i tre principali ministri georgiani ad essere israeliani con doppio passaporto. Anche qui in Europa abbiamo i ministri degli Esteri che ci sono stati assegnati da Sion.Kouchner è ebreo.Frattini pure.David Miliband, israeliano con parenti nei territori occupati.Sarkozy, idem.La Merkel è mezza ebrea ed allieva spionista del capo ebraicissimo della Stasi, Markus Wolf: anche lei passata dal comunismo al neoconservatorismo.Se in Europa c’è un ministro degli Esteri che non porta la kippà, vuole di grazia alzare la mano?La nostra politica estera comunitaria è data in appalto a gente che può avere sfumatore diverse di posizioni, ma il cui centro di «interesse nazionale» vero, ultimo e definitivo, sta a Tel Aviv.In Germania, in realtà, il ministro degli Esteri è il socialdemocratico Frank Walter Steinmeier (ebreo secondo alcune fonti), che sulla Georgia ha preso una posizione più filorussa di quella della Merkel (appartiene alla «mafia di Hannover», capeggiata da Helmuth Schroeder, il partito dei buoni affari con Mosca); già questo è bastato perchè, nei sondaggi la popolarità di Steinmeier salisse quasi fino a raggiungere quella della cancelliera.L’opinione pubblica tedesca sa da che parte sta il proprio interesse nazionale, e persino i media germanici esprimono quest’aria: «Basta con la russofobia», titola ad esempio Deutsche Welle, mentre Die Zeit ha sottolineato «la debolezza americana» e Der Spiegel, «La guerra del Caucaso ha assestato un colpo al prestigio americano».Ma l’universalismo democratico-umanitario è ben presidiato a Berlino, anche dai complessi di colpa tedeschi. Non c’è possibilità che una tale Europa in appalto «parli» a Mosca.Ciò forse spiega perchè Putin e Medvedev abbiano riconosciuto Abkhazia ed Ossezia del Sud: un atto così contrario al «diritto internazionale» – ossia al politicamente corretto democratico -universalista – da aver stupito persino commentatori russi non ostili. Uno di questi è Fedor Lukianov, direttore della rivista «Rossiïa v globalnoï politike» (Russia e politica globale), e noto analista.Lukianov aveva appena dichiarato al Guardian che riteneva «improbabile» un simile atto di rottura di Mosca con la cosiddetta comunità internazionale. Oggi, deve spiegare il suo errore di analisi (2).E lo spiega così: «I dirigenti russi, come la schiacciante maggioranza della società, sono sinceramente sorpresi dell’ampiezza e dell’unanimità con cui l’Occidente sostiene Saakashvili. Mosca non capisce come l’Europa e gli USA possano essersi schierati in massa a fianco di questo individuo colpevole di crimini di guerra, che ha violato tutti i principi che il ‘mondo civile’ proclama. Il fossato tra le percezioni non è mai stato così grave. Nella posizione dell’Occidente, la Russia non vede più soltanto un doppiopesismo, ma un cinismo non dissimulato, che supera il quadro della normale pratica politica. Il sentimento che è inutile discutere con le capitali occidentali hanno certo reso la posizione di Mosca più radicale».Riconoscendo le due provincie secessionista, la Russia «ha rinunciato bruscamente ad ogni tentativo di ricevere una legittimazione esterna per le sue azioni, e ha rinunciato ad agire, di fatto, nel quadro del diritto. Non confida più che nelle proprie forze, non avendo più nessuno su cui possa contare».E ancora: «Non si tratta più nemmeno della Georgia e del suo capo. La posta è notevolmente rialzata: sembra che Mosca abbia deciso di giocare il tutto per tutto e assuma il ruolo di affossatore del sistema di relazioni internazionali, strano e snaturato sotto molti aspetti, che si è instaurato nel mondo alla fine dei due decenni dopo il termine della guerra fredda».Anche Neboisa Malic, un analista serbo, dà la stessa interpretazione (3): Putin e Medvedev hanno rinunciato ad invocare il loro buon diritto «perchè l’Impero atlantico non ha mostrato nessuna intenzione di ascoltare. Esso ha ‘creato realtà’ con la forza, proclamando che tutto era legale ciò che dichiara tale, e semplicemente ha schifato le obiezioni della Russia... La risposta di Mosca è stata quella di creare la formazione della sua realtà con la forza, in una regione dove la Russia ha le armi e la NATO non ha che le parole... E’ impossibile cominicare con gente così ossessionata nel gestire le percezioni della realtà, da essere diventata incapace di riconoscere la realtà stessa. Nel mondo a rovescio dell’Impero Atlantico, il bombardamento della Serbia è stato umanitario, l’invasione dell’Irak difensiva, l’occupazione dell’Afghanistan democratica, la secessione del Kossovo legale - mentre l’intervento russo per neutralizzare l’armata georgiana e salvare gli osseti dalla pulizia etnica è stata ‘aggressione’ alla Hitler o alla Stalin. Medvedev e Putin non sono angeli, ma non hanno mai preteso di esserlo. Questa pretesa è prerogativa eslusiva dell’imperatore americano: un sintomo di follia che Bush-Cheney, Obama-Biden o McCain-Palin hanno in comune. Per loro, non importa quel che la Russia fa. Qualunque cosa non faccia l’America (e i suoi ‘alleati’) è per definizione il Male».Naturalmente la Russia, decidendo di sfidare e possibilmente affossare questo «ordine internazionale» della menzogna moralistica, si assume un rischio grave: in questa logica di radicalizzazione, la sconfitta può essere totale.Ma evidentemente, ha deciso di non poter vivere in un mondo simile. Un atto di estremo coraggio, che Solgenitsin avrebbe approvato. A meno che non ci siano anche altri motivi, venuti fuori dall’esame dei materiali militari abbandonati dagli «americani» in Georgia.Voglio citare qui un articolo apparso su TBR.News, un sito che altre volte ha mostrato di avere buone informazioni di intelligence (e a volte, informazioni sbagliate) (4).Secondo questo sito, Aleksandr Lomaia, capo del Consiglio di Sicurezza della Georgia, avrebbe ammesso che i russi detengono ancora 12 dei 22 miliziani georgiani che hano catturato a Poti. Fra essi ci sarebbero «due ebrei yemeniti in abiti arabi. Sul corpo di uno di questi, i russi che lo hanno interrogato, hanno trovato un plico di documenti, confezionati in plastica e applicati alla schiena con nastro adesivo».In questi documenti si parlerebbe «del piano israeliano di porre caccia-bombardieri israeliani nella base militare di Mameuli, a 20 chilometri a sud di Tbilisi, per un raid sulla capitale dell’Iran».La Georgia è notevolmente più vicina al sospirato bersaglio. Gli aerei da usare dovevano essere sei, secondo questo racconto. Ma dalla traduzione dei documenti in ebraico (tradotti dal GRU, lo spionaggio militare russo), risulterebbe che uno degli aerei avrebbe dovuto lanciare su Teheran «antrace militarizzato», attualmente «tenuto in custodia in speciali contenitori presso l’ambasciata USA di Tbilisi».Teheran sarebbe state avvertita da Mosca; quanto all’israeliano yemenita, sarebbe spirato durante «gli intensi interrogatori».Ripeto: questa informazione non è controllata nè controllabile. Potrebbe non esserci nulla di vero. Ma se fosse vera, ciò spiegherebbe perfettamente la decisione «radicale» di Mosca di rompere con la «comunità internazionale» che le sta facendo la morale.
1) John Laughland, «Russia and the West: a dialogue of the deaf», Brussel Journal, 27 agosto 2008.2) Fedor Loukianov, «La Russie joue très gros», Ria Novosti, 29 agosto 2008.3) Neboisa Malic, «Mistery in Moscow», Antiwar.com, 28 agosto 2008.4) Brian Harring, «Death from the skies», TBR.News, 24 agosto 2008. (Maurizio Bondet)

controinformazione 1

Alla CNN, come già sapete, Putin ha detto: «C’erano cittadini americani nell’area del conflitto durante le ostilità in Georgia. Bisogna ammettere che possono essere stati lì solo su ordine diretto dei loro capi. Qualcuno in USA ha confezionato questo conflitto per creare un vantaggio per un candidato presidenziale». [Qui l'articolo originale della CNN e il video-intervista]Poco dopo, il generale Anatoly Nogovitsyn, vice-capo dello Stato Maggiore russo, ha mostrato la copia di un passaporto americano trovato in una cantina in Sud-Ossezia tra materiale militare delle forze georgiane. Il documento è a nome di tal Michael Lee White, «un texano», ha precisato il generale. Sicuramente l’intelligence moscovita può far di più. Di certo ha prove più consistenti del coinvolgimento «americano» (per non dire Katz) nell’aggressione georgiana, a cominciare dalle intercettazioni delle comunicazioni tra gli armati di Saakashvili e i loro istruttori stranieri (1).Potrebbe esibire armamenti «americani» sequestrati, potrebbe citare gli articoli di Haaretz e le rivelazioni di Debka File sulla parte attiva che gli «americani del Katz» hanno avuto nell’istigare il Gran Kartulo.L’esibizione delle prove a carico potrebbero dar luogo a un’interessante seduta del Consiglio di Sicurezza, sicuramente più convincente del flacone di polverina bianca che il povero Colin Powell agitò davanti all’assemblea dell’ONU, sostenendo che era il famoso antrace di Saddam.Ma Mosca non sembra intenzionata ad arrivare a tanto. Si limita a mandare messaggi, come quello spedito dall’ambasciatore russo all’ONU, Vitali Churkin. Come risposta al rappresentante USA all’ONU, Daniel Wolff («americano», naturalmente), che rimproverava per l’ennesima volta la Russia di aver violato l’integrità di uno Stato sovrano, Churkin ha risposto: «Vorrei chiedere all’esimio rappresentante degli Stati Uniti, a proposito delle armi di distruzione di massa. Le avete già trovate in Iraq, oppure le state ancora cercando?».Puro sarcasmo in stile putiniano. Che però non ha presa nel cosiddetto «Occidente», dove l’umorismo in diplomazia è azzerato da mezzo secolo di politicamente corretto e di paralisi mentale da servilismo. Siccome tutti i giornalisti, analisti, trombette e trombettieri di Katz stanno ripetendo che la Russia si è «isolata», farebbe piacere vederli balbettare di fronte a prove esibite pubblicamente quanto il celebre flacone, nella sede internazionale più alta, delle mene, delle trame, dei complotti, delle «democrazie» pagate dalla CIA, dei false flag «americani» che hanno destabilizzato il mondo a cominciare dall’11 settembre.Ma Mosca si limita a far sapere alla Casa Bianca che «sa». Chi deve intendere, ha inteso. Ovviamente i trombettieri di Katz fanno finta di non capire. E si rallegrano perchè la Cina non ha dato la piena solidarietà a Mosca, quindi Pechino sta con «l’Occidente», tutto unito contro Putin…Naturalmente la Cina è terrorizzata a prender posizione contro gli USA, che sono il suo maggior cliente e il maggior debitore. Ma quel che è avvenuto a Dushanbe durante la riunione dello SCO (Shanghai Cooperation Organization) non è esattamente «l’isolamento» descritto da tormbettieri di Katz.Il presidente Medvedev ha riferito quanto segue: «Naturalmente, ho dovuto spiegare ai nostri partner ciò che è avvenuto realmente (in Ossezia), perchè il quadro dipinto da certi media occidentali, purtroppo, differiva dalla realtà: chi è stato l’aggressore, chi ha cominciato tutto, e chi ha la responsabilità morale e in definitiva giuridica di quel che è accaduto... I nostri colleghi hanno ricevuto con gratitudine queste informazioni e durante le conversazioni abbiamo concluso che tali eventi di certo non rafforzano l’ordine del mondo, e che la parte che ha cominciato l’aggressione deve ritenersi responsabile delle conseguenze... Sono molto lieto di aver potuto discutere con i colleghi e di aver ricevuto da loro questo genere di sostegno ai nostri sforzi. Confidiamo che la posizione degli Stati membri dello SCO produca una risonanza adeguata attraverso la sicurezza internazionale, e spero che ciò darà un forte segnale a coloro che cercano di giustificare l’aggressione che è stata commessa».Che fra le informazioni fornite ai «colleghi» cinesi ci siano anche le prove del coinvolgimento americano in Georgia, è più che probabile. Si sa che già prima i cinesi hanno chiesto un incontro fra il loro ambasciatore a Mosca, Liu Guchang, e il ministero degli Esteri russo. Alla fine dell’incontro, il comunicato ufficiale diceva: «La parte cinese è stata informata dei motivi politici e legali dietro la decisione russa (di riconoscere l’indipendenza di Sud-Ossezia e Abkhazia), ed ha espresso comprensione».Come ha notato Kishore Mahbubani, ex ambasciatore di Singapore all’ONU, già il fatto che la Cina non abbia protestato, ma anzi abbia espresso comprensione, è già un successo. Mahbubani fa anche notare, in un articolo pubblicato dal Financial Times, che «l’Occidente», USA ed Europa, comprende 700 milioni di abitanti, «ossia un decimo della popolazione mondiale»; il restante 90% «è sconcertato dalle lezioni morali che l’Occidente vuol dare sulla Georgia. L’America non tollererebbe che la Russia si intromettesse nella sfera geopolitica dell’America Latina; i latino-americani vedono benissimo i due-pesi due-misure applicati dagli USA. Tutti i commenti musulmani sottolineano che gli USA hanno pure invaso illegalmente l’Iraq. Nè la Cina nè l’India hanno protestato contro la Russia. Ciò dimostra quanto sia isolato l’Occidente nella sua opinione sul caso georgiano. L’Occidente deve trarre la lezione giusta. Deve cioè pensare strategicamente sui propri limiti. Dopo il crollo dell’URSS, i pensatori occidentali hanno creduto di non dover più fare compromessi geopolitici; di poter dettare i termini. Adesso devono riconoscere la realtà».Queste osservazioni del dipomatico di Singapore, che certo esprimono sentimenti maggioritari nel vasto mondo non-bianco, coincidono con un’ipotesi avanzata dagli estensori del sito Dedefensa (2). Come mai, si chiedono, Mosca non dà alcun segno di voler accedere a un compromesso con «la sola superpotenza rimasta»? Forse, si rispondono, è perchè la Russia «fa un’analisi radicale e originale del fenomeno americanista»; un’analisi non divulgata in pubblico, ma «che emerge in conversazioni informali con dirigenti russi».L’analisi dei russi sarebbe: «L’America si trova oggi in una situazione di crisi strutturale simile a quella dell’URSS prima del collasso». Schiacciato dal peso stesso dei suoi colossali armamenti, sull’orlo dell’abisso finanziario, il super Paese capitalista ha raggiunto i propri limiti storici. La sua ideologia, il capitalismo, è nella fase terminale, del saccheggio e della devastazione; non ha più i mezzi per il dominio egemonico mondiale progettato nel 2000 dal pensatoio di Katz nominatosi «Project for a New American Century», e dei similari deliri di potere mondiale dei neocon.La Russia s’è ripresa il dominio nel Mar Nero, occupando il porto di Poti, senza che gli USA possano far niente, se non dare l’ordine di suonare ai trombettieri e gazzettieri occidentali. L’Europa servile sta facendo figure patetiche, prima minacciando sanzioni anti-russe e poi (per bocca di Katz Kouchner) rimangiandosele.Insomma è cominciata una fase nuova; dove non contano le «narrative» mediatiche occidentali, ma i fatti compiuti; mentre l’America può crollare come una statua di sabbia alla minima scossa, proprio come l’URSS schiacciata dalla sua corazza militare, che non poteva permettersi.Se l’ipotesi è giusta, Putin non ha che fare piccole mosse, come il giocatore di scacchi cui basta muovere un alfiere per fare «matto». L’appoggio della Cina conta meno dell’accordo firmato per un sistema di sicurezza antimissile congiunto con la Bielorussia - Paese insignificante retto dal dittatore filo-moscovita Lukashenko, ma dotato di parecchie batterie di SS-300 in piena efficienza, e che sta per comprare i nuovi SS-400, che la Russia renderà disponibili dal 2010 (3).E’ la risposta al sistema antimissile che la Polonia ha voluto accettare dagli americani, credendo che siano in grado di difenderla. La stessa Polonia che ora vuole «governare» la grossa e flaccida Europa, a nome degli USA, e spingerla a decretare ridicole sanzioni contro Mosca.Non so se sfugga l’ironia della cosa: a forza di servire gli americani, ci troviamo a rischio di farci dettare la politica da Varsavia, dall’Estonia o dal Gran Kartulo. Ma intanto, mentre la Merkel tuona contro Mosca e poi si ritira, Der Spiegel intervista Eduard Shevarnazdze, il georgiano membro del Politburo che governò la Georgia fino a quando non fu cacciato dalla «democrazia».E Shevarnadze dice: «Ho sempre avuto buoni rapport con Putin. Lo conosco da sempre, e lo stimo molto. Sulla questione dei rifugiati, sull’Abkhazia, ho lavorato con lui e l’ho trovato molto collaborativo». Come dire: ecco un buon sostituto di Saakashvili.Un più sottile indizio viene dalla Turchia. Il Paese che è danneggiato dalla iniziativa russa, perchè beneficiario del terminale del gasdotto della Georgia, che termina nel porto turco di Ceyhan; e la sua marina sta tenendo manovre conngiunte con Israele. Ebbene: proprio adesso, il presidente turco ha postato sul suo sito web un documentario sulla amicizia turco-russa (4). Si tratta di un documentario sovietico, pura propaganda, girato nel 1934, e la cui diffusione è stata sempre vietata dai generali turchi «garanti della costituzione laica» (del Katz).Evidentemente, in Turchia c’è chi prende atto che tempi nuovi possono venire, e forse condivide l’analisi radicale di Mosca sul prossimo collasso dell’egemonia americana devastatrice, e ormai terminale. Non da oggi i nuovi politici turchi hanno dato prova di riconoscere la nuove realtà, meglio dei dirigenti europei giudeo-cristiani alla Merkel, o alla Kouchner. Il futuro ci dirà. Per intanto, anche qualche «americano» comincia ad essere assillato dal dubbio sgradevole sull’unicità dell’unica superpotenza rimasta. Per esempio Ralph Peters, analista politico che scrive spesso sul Weekly Standard (la bibbia neocon), non ha potuto trattenere una certa rabbiosa ammirazione per Putin in un suo articolo sul New Yorl Post.Scrive, e appprezzate lo stile: «I russi sono barbari imbevuti nell’alcol, ma ogni tanto vomitano un genio. Il primo ministro ed ora generalissimo Vladimir Putin è la odierna meraviglia della Madre Russia. Siamo onesti: Putin è il leader più efficace che esista nel mondo in questo momento. L’impero degli zar non ha generato un così spaventoso genio dai tempi di Stalin».
1) «I russi avrebbero catturato alcuni Hummer, abbandonati dai giorgiani in fuga, carichi di tecnologia militare ‘Made in USA’. La notizia viene dal quotidiano Izvestia secondo cui gli USA reclamano la restituzione di quello che Mosca considera ‘bottino di guerra’. A bordo di quei veicoli, hanno rivelato fonti altolocate, c’erano sofisticati strumenti e connessioni con i satelliti militari USA per l’allarme rapido anti-missile, i pezzi per le cosiddette ‘guerre stellari’.• Bottino ‘interessante’ : la notizia è prudentemente avallata dallo stesso vicecapo di Stato Maggiore Anatoli Nogovitsin, che ha chiarito come i russi non hanno intenzione di restituire il bottino, non solo perchè conquistato sul campo di battaglia, ma perchè è ‘molto interessante’ per i loro scienziati militari. I sei mezzi hanno importanti chiavi del sistema di sicurezza americano, il che spiega l’ansia di restituzione del Pentagono, rivela una fonte del ministero della Difesa.• Gioielli abbandonati: gli Hummer sono stati presi senza colpo ferire a Gori, dopo che le forze georgiane avevano abbandonato la città: ‘Immaginiamo quanto siano arrabbiati gli americani - ha detto la fonte - per essere stati umiliati in questo modo dai loro pupilli. Per cinque anni hanno armato con mezzi sofisticatissimi e addestrato quei soldati, e loro sono scappati ai primi colpi, abbandonandosi tutto alle spalle». I sei veicoli costituivano in pratica un centro di controllo e comando, con apparecchiature di nuovissima generazione per lo spionaggio e la ricognizione, un sistema radio a circuito chiuso per comunicare in piena segretezza, un apparecchio in grado di distinguere i mezzi amici da quelli nemici, una connessione con i dati dei satelliti spia americani, un impianto in grado di vedere e valutare la situazione delle forze sul terreno, afferma la fonte: e altre cose oggetto di studio.• Gli USA coinvolti nel conflitto: gli hummer hanno inoltre dato ai russi una possibile risposta su un aspetto del conflitto che li aveva lasciati perplessi: i radar del sistema antiaereo georgiano restavano spenti praticamente tutto il tempo, tranne brevi finestre per seguire lanci di missili, impedendo cosi' agli aerei russi di localizzare le strutture. Pero' le forze antiaeree di Tbilisi hanno tirato, almeno in quattro occasioni, a colpo sicuro, abbattendo un bombardiere Tupolev 22 e tre caccia Sukhoi 25 russi. Difficile pensare che avessero individuato gli apparecchi alla cieca. Secondo i militari di Mosca, sarebbero stati gli Stati Uniti a localizzare attraverso i loro satelliti i velivoli del nemico e ad avvertire in tempo reale, grazie alla strumentazione degli hummer, le batterie missilistiche georgiane delle coordinate su cui puntare, il tutto senza che i piloti russi potessero avere sentore di essere sotto tiro. «Ciò significherebbe - ha detto la fonte di Izvestia - che gli USA non solo hanno armato e addestrato i georgiani, ma hanno direttamente partecipato all’aggressione in Ossezia del sud». Non è il solo colpo grosso che l’irruenza del presidente Mikhail Saakashvili ha involontariamente fornito a Mosca: a Gori, i militari russi si sono imbattuti in un centro di ricognizione made in USA, ovviamente subito portato oltre confine, dotato di apparecchiature innovative per lo spionaggio.Georgia, per Mosca è la prova della partecipazione USA al conflitto [ww.rainews24.it/images/eee.gif] [www.rainews24.it/ran24/immagini/2008/08/Mig29-russia.jpg] Mig abbattuti con l’iuto degli USA.2) «L’enigme russe» Dedefensa, 26 agosto 2008.3) M.K. Bhadrakumar, «Russia remains a Black Sea power», Asia Times, 29 agosto 2008.4) «Banned film on president’s Web site - Sabah newspaper A documentary film titled ‘Turkey’s Heart Ankara’, filmed in 1934 by Russian filmmakers upon Ataturk’s request but pulled from broadcast by the Turkish Radio and Television Broadcast Corporation, or TRT, in 1969 with then TRT Director Adnan Öztrak saying the production «was only appropriate viewing for Moscow’. has now been made available for viewing on the presidency’s Web site. The documentary, which emphasizes Turkish-Soviet solidarity during the Turkish War of Independence, also gives broad coverage to the ceremonies commemorating the 10th anniversary of the Republic’s founding’. ‘Turkey’s Heart Ankara’ boasts not only the famous 10th anniversary anthem but also The Internationale, the communist anthem, in a segment about Soviet Defense Minister Kliment Jefremovics Voroşilov’s visit to Turkey». (Maurizio Blondet)